EREMOFOBIA: LA PAURA DI RIMANERE SOLI

EREMOFOBIA LA PAURA DI RIMANERE SOLI

EREMOFOBIA: LA PAURA DI RIMANERE SOLI

Viviamo nel mondo degli opposti che si attraggono, dei sinonimi e dei contrari, in quello delle parole che nascono con un significato che, con il passare del tempo, cambia. Perché ci diverte sovvertire l’ordine naturale delle cose, creare ambiguità per giustificare l’incomprensione, attribuire più significati possibili ad una parola, così da poterla utilizzare come più ci piace. Eppure quella stessa parola vanta accezioni diverse, se non opposte, a quelle che le attribuiamo.
Tra le tante parole “vittime” di questo stravolgimento semantico, compare il termine “solitudine”, la cui definizione, oggi, suscita una moltitudine di emozioni: paura, angoscia, tristezza, raramente tranquillità, fino a raggiungere, quando non la si riesce a gestire, caratteri fobici.

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Conosciamo l’eremofobia

Le fobie non sono tutte indirizzate verso uno stimolo animato, concreto. Ne esistono alcune orientate verso una situazione o uno stato d’animo. È, questo, il caso dell’eremofobia. L’eremofobia si presenta come una fobia di tipo situazionale-specifica, che si sviluppa non attorno ad un elemento evidente ma ad uno stato dell’individuo, in questo caso la paura di rimanere da soli. La solitudine viene vissuta come un disagio esponenziale, al punto tale che il soggetto, a livello fisiologico, rivela i classici sintomi dell’ansia: sudorazione, vertigini, nausea, cefalea, aumento del battito cardiaco.

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Come si manifesta?

Al di là delle classiche manifestazioni ansiogene, a cui abbiamo accennato nel paragrafo precedente, l’eremofobia va considerata molto attentamente. In qualità di fobia situazionale, e quindi generata da una circostanza invisibile ad occhio nudo, è indubbiamente più impegnativa da analizzare. A tal proposito l’eremofobia è contraddistinta da:

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  • Bassa autostima: i soggetti affetti credono di non valere abbastanza. Questo li porta ad attuare dei comportamenti che, illusoriamente, credono siano efficaci per dimostrare agli altri il loro valore. Ma finiscono con una resa totale, e con l’accontentarsi di tutti e di tutto, pur di non rimanere da soli;
  • Svalutazione delle proprie azioni: gli individui affetti da eremofobia, pur di non perdere l’altro (in una coppia o in un rapporto amicale), tendono a mettere da parte le proprie volontà per il timore che, queste, possano non corrispondere a quelle dell’altro;
  • Evitamento di conflitti: chi soffre di eremofobia evita ogni eventuale discussione, in quanto una divergenza di opinione potrebbe condurre alla rottura definitiva di un rapporto;
  • Dimostrazioni d’affetto continue: questo accade perché gli eremofobici, non ritenendosi abbastanza, sono sempre convinti di sbagliare o che, in generale, ci sia costantemente qualcosa che non vada per colpa loro;
  • Tolleranza a comportamenti poco consoni verso la propria persona: le persone che soffrono di eremofobia, nutrendo una paura irrazionale di rimanere da sole, sono disposte ad accettare anche atteggiamenti poco carini nei loro confronti, talvolta stando in silenzio dinanzi alle critiche, purché l’altro non se ne vada.

Da cosa deriva l’eremofobia?

Non si hanno certezze sull’origine dell’eremofobia. Ciò che si può affermare, però è che questa paura irrazionale nasca durante l’infanzia e si consolidi nel corso dell’adolescenza. La paura di rimanere da soli è strettamente collegata ad una svalutazione, di livelli importanti, che alcuni soggetti nutrono verso sé stessi. Per cui, gli individui che hanno più possibilità di svilupparla sono quelli con un’autostima particolarmente bassa.

Quest’ultima caratteristica è da ricercarsi nell’infanzia del singolo che, probabilmente sarà stato un/a bambino/a a cui sono mancate quelle certezze parentali, e quelle dimostrazioni affettive, che solo un genitore avrebbe potuto/dovuto trasmettergli/le.
Questo comporterà, da adulto/a, una ricerca spasmodica del proprio valore negli altri, piuttosto che in sé stesso/a, immettendosi, nei casi più sfortunati, in relazioni tossiche, sia sentimentali che sociali.

Sostanzialmente, la paura della solitudine si sviluppa sul timore dell’abbandono, a tal punto che pur di non rimanere soli con sé stessi, tanto è forte la svalutazione personale, si preferisce, ostinatamente, la compagnia altrui, percependola migliore della propria.

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La cura

L’eremofobia è certamente curabile, attraverso un percorso specifico di psicoterapia. Bisogna partire dallo scardinare le convinzioni errate della propria persona, attraverso un lavoro di ristrutturazione cognitiva. I punti da trattare verteranno, in modo particolare, sull’auto-efficacia, sulle abilità sociali e sulla capacità di problem solving.

Inoltre, come per qualsiasi fobia che si rispetti, una delle fasi del trattamento prevede l’esposizione allo stimolo: la persona impara, progressivamente, a stare da sola e a percepire la solitudine come condizione primaria e, allo stesso tempo necessaria, dell’accettazione personale.

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