Superare l’Eco-Ansia: come trovare serenità in un mondo che cambia

Superare l’Eco-Ansia: come trovare serenità in un mondo che cambia

L’American Psychological Association a identificare un nuovo disturbo, noto come eco-ansia, che riflette l’ansia e lo stress derivanti dalla crescente preoccupazione per le condizioni del nostro pianeta. Il termine “cambiamento climatico” descrive le variazioni a lungo termine delle temperature e dei modelli meteorologici. Benché tali variazioni possano avere origini naturali, è emerso che dall’inizio del Diciannovesimo secolo l’influenza umana sia diventata il principale motore di questi cambiamenti. Nonostante l’attenzione spesso concentrata sugli impatti fisici, l’effetto del cambiamento climatico sulla salute mentale è un aspetto che ha ricevuto meno attenzione. Tuttavia, gli eventi meteorologici estremi e i disastri ambientali incidono sempre più sul benessere psicologico delle persone.

Eco-ansia: comprendere l’ansia climatica e i suoi effetti psicologici

L’ecoansia, conosciuta anche come ansia climatica, descrive uno stato di preoccupazione e ansia significativa legata ai cambiamenti climatici e agli impatti ambientali. Gli effetti di questa condizione sono profondamente personali e possono spaziare da attacchi di panico, rabbia e fobie a sentimenti di vuoto, senso di colpa, stanchezza, insonnia, pensieri ossessivi, cambiamenti dell’appetito, fino a includere disperazione e pulsioni suicide.

Alcuni studiosi paragonano l’eco-ansia a un tipo di disturbo post-traumatico da stress anticipatorio, dove le persone sperimentano le conseguenze di un evento traumatico prima ancora che questo si verifichi. Tra i sentimenti associati al disagio provocato dai cambiamenti climatici si annoverano il lutto ecologico, che rappresenta la perdita di ecosistemi e paesaggi, e la solastalgia, un termine coniato dal filosofo australiano Glenn Albrecht nel 2005, che descrive il dolore per la violazione dell’ambiente familiare.

Le cause dell’ecoansia derivano da molteplici fattori, tra cui l’incertezza sul futuro, la preoccupazione per le ripercussioni ambientali delle azioni umane, la frustrazione e la sensazione di impotenza di fronte a sfide ambientali complesse. Questa ansia è talmente impattante che alcune persone arrivano a considerare la scelta di non avere figli, temendo che non sia etico portare nuove vite in un mondo con prospettive di vita potenzialmente ridotte.

Chi è più vulnerabile all’Eco-ansia?

L’ecoansia non fa distinzioni nette, potendo influenzare individui di varie età e contesti sociali, ma alcuni gruppi risultano essere particolarmente vulnerabili. Tra questi, i giovani tra i 15 e i 30 anni mostrano un’incidenza particolarmente alta di ansia climatica. Questo fenomeno può essere attribuito al fatto che, a differenza delle generazioni precedenti, i giovani di oggi sono cresciuti in un’era dove il cambiamento climatico è una presenza costante nei media, e percepiscono un minore senso di sicurezza a lungo termine. Un’indagine italiana del 2019 su un campione di 800 giovani adulti ha rilevato che per il 51% dei partecipanti il cambiamento climatico rappresentava la principale fonte di ansia.

Anche le donne tendono a essere più sensibili a queste preoccupazioni, probabilmente a causa di differenze nel modo in cui processano le emozioni relative a stress e ansia. Gli attivisti ambientali e i professionisti della sostenibilità, essendo quotidianamente immersi nella lotta contro i problemi climatici, soffrono in modo significativo di ecoansia, ma spesso dispongono anche di maggiori risorse per sviluppare resilienza, come un forte senso di efficacia personale e la capacità di agire attivamente per il cambiamento.

Tra le fasce demografiche più colpite troviamo inoltre le persone in condizioni di povertà, le popolazioni indigene e quelle che vivono in situazioni di instabilità, tutte più esposte agli impatti diretti dei cambiamenti climatici.

È cruciale, tuttavia, riconoscere che le preoccupazioni legate all’ambiente e ai cambiamenti climatici sono in aumento tra tutte le fasce di popolazione, riflettendo un problema universale che merita attenzione e interventi specifici a tutti i livelli della società.

Eco-ansia produttiva: trasformare la preoccupazione in azione per l’ambiente

L’ecoansia, derivante dalla percezione della minaccia rappresentata dal cambiamento climatico, può manifestarsi in forme sia adattative sia disadattative. L‘ansia adattativa, in particolare, può agire da catalizzatore per l’attivismo climatico, spingendo gli individui a cercare modi per ridurre la propria impronta di carbonio e a mobilitarsi contro le minacce ambientali.

Al contrario, l’ansia disadattativa può portare a una passività ansiosa, dove l’individuo si sente incapace di fronteggiare efficacemente la problematica climatica, evolvendosi talvolta in un disturbo d’ansia che necessita di attenzione clinica. Tuttavia, un approccio proattivo all’ansia climatica, o “ecoansia produttiva”, si rivela benefico. Questo tipo di ansia incoraggia l’adozione di un atteggiamento positivo e proattivo verso le questioni ambientali, motivando azioni concrete per la protezione dell’ambiente.

Le persone affette da ecoansia produttiva possono adottare diversi comportamenti sostenibili, tra cui:

  • Adozione di stili di vita sostenibili: Questi individui possono diminuire la propria impronta ecologica optando per trasporti pubblici, consumi consapevoli, diete a base vegetale, pratiche di riciclaggio e risparmio energetico.
  • Partecipazione all’attivismo ambientale: L’ansia produttiva può anche ispirare la partecipazione a movimenti ambientali, supportando cause ambientali attraverso proteste, petizioni, campagne di sensibilizzazione e volontariato.
  • Diffusione della consapevolezza: Sensibilizzare gli altri sull’importanza della sostenibilità ambientale attraverso la condivisione di informazioni, l’organizzazione di eventi e la promozione di comportamenti sostenibili.
  • Supporto a politiche e iniziative sostenibili: L’ecoansia produttiva può spingere gli individui a sostenere politiche e iniziative che favoriscono la sostenibilità e la protezione dell’ambiente, come il sostegno a candidati politici ecologici o a progetti di energia rinnovabile.

Nonostante l’eco-ansia produttiva possa essere vista come un’emozione positiva che stimola azioni costruttive, è cruciale mantenere un equilibrio per preservare il benessere mentale e prevenire sentimenti di sopraffazione o impotenza di fronte alle sfide ambientali.

Trovare l’equilibrio tra attivismo e benessere

Il cambiamento climatico non è solo una sfida ambientale, ma rappresenta anche un nuovo problema psicologico per il ventunesimo secolo. Fortunatamente, esistono strumenti efficaci per gestire l’ansia legata alle questioni ambientali.

Per affrontare l’ecoansia, è cruciale trovare un equilibrio tra la consapevolezza dei problemi ambientali e il mantenimento del benessere mentale. Questo può includere adottare pratiche sostenibili nella vita quotidiana, impegnarsi attivamente nella difesa dell’ambiente e praticare tecniche di gestione dello stress come la meditazione o lo yoga. È altresì utile partecipare a comunità e gruppi che promuovono la sostenibilità e cercare supporto emotivo condividendo le proprie preoccupazioni con altri.

Molti professionisti della salute mentale suggeriscono anche di limitare l’esposizione ai media, specialmente a quelle informazioni che possono alimentare l’ansia, dedicando specifici momenti della giornata a distaccarsi dalle notizie. Se l’ecoansia inizia a impattare negativamente sulla tua qualità di vita, può essere benefico cercare il supporto di uno specialista in salute mentale.

È fondamentale riconoscere che l’ansia può servire anche come motore di consapevolezza e azione, piuttosto che essere vista esclusivamente come un problema da eliminare. Invece di patologizzare l’ansia climatica, dovremmo interrogarci su come aumentare la consapevolezza sul cambiamento climatico e identificare azioni concrete per affrontarlo.

In conclusione, benché i sintomi dell’ecoansia possano essere una risposta naturale alla crisi ambientale, è essenziale trovare un equilibrio tra attivismo e autocura. Adottando un approccio positivo e proattivo, è possibile contribuire efficacemente alla sostenibilità, senza lasciarsi sopraffare dall’ansia.

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