Quando (e perché) l’uso dei social media genera ansia
Social media e sviluppo dell’identità
Un tempo strumento di comunicazione e condivisione prevalentemente per adolescenti e giovanissimi, nel corso degli ultimi anni i social media sono entrati a far parte della vita quotidiana di moltissime persone di tutte le età. Si stima, infatti, che oggi gli utenti social iscritti ad almeno una piattaforma siano oltre 4 miliardi in tutto il mondo (DataReportal – Global Digital Insights). Circa il 90% dei giovani adulti utilizza regolarmente i social media, e una grande maggioranza di questi utilizza due o più canali di social media ogni giorno.
Il crescente utilizzo dei social media da parte di una comunità sempre più massiccia ha portato gli utenti a vivere questi strumenti come un contesto chiave non solo per il mantenimento e rafforzamento delle connessioni sociali (aspetto che si è rivelato fondamentale soprattutto durante il periodo di lockdown e isolamento dovuto all’emergenza sanitaria) ma anche per lo sviluppo della propria identità. Infatti, le piattaforme social sono considerate ormai dei contesti sociali assolutamente reali – e non fittizi o virtuali -, al pari di quelli scolastici, familiari o lavorativi, ma con norme, dinamiche e gerarchie proprie.
Il sostegno sociale fornito all’utilizzo di questi strumenti può contribuire a migliorare il benessere psicologico e supportare la formazione della propria identità personale e sociale. Tuttavia, alcuni studi hanno dimostrato come un uso eccessivo o non sufficientemente consapevole dei social media possa generare ansia, stress e problemi di autostima, rafforzando autovalutazioni negative legate a feedback indesiderati da parte di altri utenti o confronti sociali negativi (Nesi e Prinstein, 2015).
Social media e ansia: i primi studi
I primi studi sugli effetti potenzialmente nocivi dei social media sul benessere psicologico delle persone si sono svolti a partire dal 2009, in seguito all’affermazione di Facebook su scala internazionale.
Sin da queste prime ricerche, è stata trovata una correlazione tra l’uso di Facebook e l’attivazione della risposta fisiologica allo stress (Mauri et al., 2011). Le principali motivazioni di questo stress sono risultate essere:
- ricevere feedback negativi, offese, insulti, o subire cyber-bullismo dai pari;
- diventare più consapevoli di eventi stressanti che si verificano nella vita di altre persone;
- interiorizzare la pressione di mantenere i propri profili social costantemente aggiornati
(Valkenburg e Peter, 2009)
Uno studio più recente, condotto in Norvegia, ha dimostrato come gli individui che manifestano segni di dipendenza da social media riportano anche più sintomi di ansia Uno studio ha scoperto che gli individui in un campione di comunità norvegese di tardo adolescenti e adulti (16-88 anni) che hanno sostenuto più segni di dipendenza dall’uso dei social media hanno riportato più sintomi di ansia (Schou Andreassen et al., 2016).
Infine, è stato dimostrato che una maggiore esposizione ai contenuti pubblicati social media porti gli utenti a operare confronti sociali negativi e sviluppare la convinzione che gli altri siano più felici e abbiano una vita migliore (Chou e Edge, 2012).
Il rapporto tra social media e ansia è stato indagato nel dettaglio in uno studio del 2017 pubblicato sul Journal of Affective Disorders. La ricerca ha coinvolto 563 giovani adulti (18-22 anni) residenti negli Stati Uniti, a cui è stato richiesto di rispondere a un questionario online.
Una parte del questionario era dedicata a domande sulle proprie abitudini di utilizzo delle piattaforme social (es: frequenza, durata). Nella seconda parte, invece, i partecipanti erano chiamati a indicare la propria “propensione” personale a sintomi legati all’ansia (ad esempio, riferendo quanto erano soggetti a paura, nervosismo, sensazioni intorpidimento e formicolio su base giornaliera) e valutare la frequenza, l’intensità e la gravità della propria ansia e paura nel corso dell’ultima settimana.
I risultati dello studio hanno trovato una correlazione positiva tra l’uso quotidiano dei social media, la presenza di sintomi di ansia e la probabilità di sviluppare un disturbo d’ansia.
Tuttavia, non è chiaro se sia effettivamente l’uso dei social a generare ansia o viceversa.
Secondo lo studio, infatti, questi risultati potrebbero essere interpretati in entrambi i modi: da un lato, come visto in precedenza, è possibile leggere questi dati come l’effetto di una maggiore esposizione alle minacce (cyberbullismo, stalking, confronto sociale negativo, ecc.) dei social media; dall’altro, è possibile che i giovani adulti che presentano un’elevata sintomatologia d’ansia tendano a “rifugiarsi” nei social media e, quindi, a farne un uso più frequente e prolungato. Gli individui che soffrono di ansia, infatti, possono impegnarsi in un’eccessiva ricerca di rassicurazione per convalidare la propria autostima o ridurre i sentimenti intollerabili di incertezza attraverso la pubblicazione di post più frequentemente per ottenere feedback positivi (Clerkin et al., 2013).
D’altra parte, però, l’uso quotidiano di questi strumenti può rappresentare una strategia di coping disadattiva, che porta gli individui a utilizzare i siti di social media per evitare i fattori di stress che sono chiamati ad affrontare nel mondo reale e, di conseguenza, ad allontanarsi sempre di più dal problema, ignorandolo, anziché ad impegnarsi per affrontarlo.