La lunga pandemia: gli effetti sugli operatori sanitari

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La lunga pandemia: gli effetti sugli operatori sanitari

L’emergenza sanitaria da COVID-19 ha visto in prima linea gli operatori sanitari, che sin dal primo momento sono stati coinvolti nel trattamento dei pazienti e nel contenimento della pandemia. La responsabilità nei confronti dei malati, il rischio di contrarre il virus e trasmetterlo ad amici e familiari, i turni di lavoro sempre più lunghi e l’incertezza costante hanno rappresentato un’ulteriore sfida, comportando effetti anche molto gravi sul benessere psicologico di medici, infermieri e professionisti della sanità.

I primi effetti

Uno studio pubblicato su Plos One alla fine del 2020, Fragile heroes. The psychological impact of the COVID-19 pandemic on health-care workers in Italy, ha indagato nel dettaglio gli effetti della pandemia su 1.223 operatori sanitari tra i 18 e i 65 anni in Italia. Ai partecipanti è stato chiesto di rispondere a un questionario online tra il 30 marzo e il 3 maggio 2020, quando la pandemia era al suo picco e in tutta Italia erano in atto stringenti misure di lockdown. 

Lo studio ha mostrato come quasi i due terzi dei partecipanti allo studio abbiano sperimentato un alto livello di disagio psicologico, manifestando sintomi depressivi, ansiosi, di disturbo da stress post-traumatico e di somatizzazione superiori alla soglia critica prevista per l’attenzione clinica e all’interno del range psicopatologico di allarme delle scale utilizzate per la valutazione. In particolare, è emerso come soprattutto le donne siano state soggette a sperimentare sintomi di depressione, ansia, somatizzazione e stress post-traumatico, più frequentemente e in misura maggiore rispetto agli uomini.

Un altro aspetto evidenziato dalla ricerca è che il carico psicologico del caregiving non sia risultato diverso tra persone che ricoprivano ruoli professionali nel sistema sanitario. Infatti, indipendentemente dal fatto di essere medici, infermieri, tecnici, UAP o altri membri del personale ospedaliero,tutti gli operatori sanitari hanno sperimentato un elevato livello di disagio psicologico durante l’epidemia COVID-19, suggerendo che l’elevato coinvolgimento personale ed emotivo nell’affrontare questo periodo impegnativo sia stato avvertito da tutti gli operatori sanitari, un costo per la loro salute psicologica nel prossimo futuro.”

Gli effetti a lungo termine

Gli studi condotti su precedenti epidemie e malattie infettive avevano già evidenziato le conseguenze psicopatologiche a lungo termine causate dall’esposizione a tali situazioni di crisi ed emergenza sui cosiddetti “frontline workers” (lavoratori in prima linea) e, in particolare, sugli health-care workers (lavoratori del settore sanitario). 

Come riportato da diversi studi, infatti, gli operatori sanitari coinvolti in situazioni di emergenza sanitaria simili a quella che ha caratterizzato la pandemia da Covid-19 possono soffrire di diversi problemi psicologici di lunga durata, tra cui ansia, depressione e insonnia. 

Uno studio longitudinale condotto da un team di ricercatori italiani, Mental Health Outcomes Among Italian Health Care Workers During the COVID-19 Pandemic, ha indagato gli effetti della pandemia sugli operatori sanitari nel tempo, rilevando le risposte in due momenti distinti: tra il 1 marzo e il 30 aprile 2020 e un anno dopo, tra il 1 aprile e il 31 maggio 2021.

Lo studio ha evidenziato una diminuzione complessiva dei sintomi di depressione, ansia e sindrome post-traumatica da stress tra la prima e la seconda rilevazione, ma, allo stesso tempo, un aumento del punteggio medio dei sintomi legati ad insonnia e disturbi del sonno.

Nel campione considerato, la maggior parte dei partecipanti non ha mai sviluppato sintomi di depressione, ansia o insonnia clinicamente rilevanti. Tuttavia, come riportato nell’articolo, quasi due terzi del campione hanno sviluppato sintomi da sindrome post-traumatica da stress a un certo punto durante la pandemia. 

Tra coloro che hanno sviluppato sintomi di depressione, ansia o insonnia clinicamente rilevanti al primo momento, solo pochi hanno sviluppato una condizione persistente durante la pandemia. Nella maggior parte dei partecipanti che avevano sviluppato un disturbo nelle prime fasi della pandemia, i sintomi erano scomparsi un anno dopo, sebbene sintomi legati allo stress post-traumatico abbiano continuato a colpire quasi un quarto del campione. 

Inoltre, lo studio ha mostrato che il lavoro come operatore sanitario di prima linea (ovvero a stretto contatto con situazioni di rischio) rappresenti “un fattore di rischio rilevante per diversi esiti di salute mentale”. In particolare, dallo studio è emerso che coloro che tra la prima e la seconda rilevazione avevano interrotto l’attività lavorativa come operatore sanitario di prima linea mostravano segni di remissione dei sintomi depressivi e di stress post-traumatico e una diminuzione di tutti i punteggi di esito considerati. Viceversa, l’essere un operatore sanitario di prima linea per tutta la durata della pandemia è stato associato alla persistenza dei sintomi depressivi e di stress post-traumatico. 

Riferimenti bibliografici

Conti C, Fontanesi L, Lanzara R, Rosa I, Porcelli P. Fragile heroes. The psychological impact of the COVID-19 pandemic on health-care workers in Italy. PLoS One. 2020 Nov 18;15(11):e0242538. doi: 10.1371/journal.pone.0242538. PMID: 33206714; PMCID: PMC7673566.

Rossi R, Socci V, Jannini TB, et al. Mental Health Outcomes Among Italian Health Care Workers During the COVID-19 Pandemic. JAMA Netw Open. 2021;4(11):e2136143. doi:10.1001/jamanetworkopen.2021.36143