La fobia scolare: rifiutarsi di frequentare la scuola
Definita come uno stato di ansia e paura incontrollata, caratterizzata da costanti tentativi di rifiuto, da parte del bambino o dell’adolescente, di frequentare regolarmente la scuola. I livelli di ansia, in situazioni come questa, sono forti a tal punto da compromettere la regolare frequenza scolastica. È uno stato fobico che colpisce, in ugual misura, maschi e femmine. Spiegazioni ulteriormente dettagliate, saranno fornite nei paragrafi successivi.
Per approfondire: Cos’è la fobia scolastica e come intervenire?
Come si manifesta
Per parlare di fobia scolare, è opportuno che il disturbo sia presente da, almeno, 2 settimane. Di solito, esordisce tra i 10 e i 13 anni ma può manifestarsi anche in età diverse. Tra i 5 e gli 11 anni, per esempio, potrebbe coincidere con la volontà di evitare un’emozione negativa o con il bisogno di ricercare attenzioni. Ogni bambino tende a rivelare l’atteggiamento fobico in modo diverso: c’è chi si sveglia, fa colazione, si prepara ma poi non riesce ad uscire di casa e, se lo fa, ritorna indietro. Per i più grandi, il discorso è un po’ diverso, in quanto rallentano la loro routine quotidiana e, una volta davanti scuola, scappano e fanno ritorno a casa. La fobia scolare non sempre si presenta a inizio anno scolastico. Può emergere anche successivamente, soprattutto, in seguito ad un episodio peculiare. Quando la fobia si presenta, il bambino esprime un’intensa angoscia, poiché più è vicina la separazione dalla famiglia, più è forte il disagio di distaccarsene. Ciò che verrebbe spontaneo fare, in circostanze simili è spingere il bimbo, con la forza, a scuola. In realtà non c’è nulla di più sbagliato. Un’azione del genere potrebbe solo contribuire ad aumentare l’ansia di base. È solo quando ritorna nel suo “nido”, che il bambino riacquista quell’equilibrio e quella sicurezza persi, al punto da promettere, ai suoi genitori che farà ritorno a scuola, normalmente, il giorno dopo.
Perchè il bambino rifiuta la scuola
È una domanda che è consigliabile porsi, vista la molteplicità delle risposte associate. Il riscontro potrebbe comprendere tanto fattori psicologici (ansia e depressione) quanto fattori sociali, come il non avere amici, o essere vittima di bullismo. L’attenzione si pone, allora, sull’evitare che la risposta si intensifichi, cosa che accade facilmente in un disagio legato all’ansia. Il meccanismo di fuga (classico nell’ansia) messo in atto dal bambino, porterà il bambino stesso, ad evitare l’ansia per cercare di controllarla. L’evitamento, di contro condurrà ad un rinforzo di questo stato fobico, delineando, si potrebbe dire, una dinamica “circolare” in cui più si evita qualcosa, più quel qualcosa ritorna. Se la fobia dovesse acuirsi, potrebbero presentarsi problemi più gravi come una depressione infantile o disturbi d’ansia di vario tipo.
Curare la fobia scolare
In buona parte dei casi, la fobia tenderà a risolversi da sola. In assenza di grave patologia, infatti deriva da:
- scarso rendimento scolastico
- difficoltà familiari
- difficoltà con i coetanei
In caso contrario, è opportuno rivolgersi ad un terapeuta, a cui deve far capo l’intero nucleo familiare. Alla terapia vera e propria, precederà un periodo di osservazione, necessario al professionista per comprendere la situazione.
La presenza dei familiari è di impellente necessità, oltre che di fondamentale importanza. Lasciare il bambino solo con lo psicoterapeuta sarebbe controproducente, poiché tenderebbe ad incrementare i suoi livelli di ansia. Attenzione anche ad evitare le ripetizioni private. Molti genitori, presi da una normale agitazione e da una giustificata e comprensibile ignoranza, potrebbero sostenere di far studiare il proprio figlio da solo, astenendosi dal contesto collettivo della scuola. Il bambino/ la bambina, invece, devono assolutamente andare a scuola per evitare, oltre che il verificarsi di un potenziale stato di emarginazione sociale, anche di rimanere indietro con il programma di studio. È un contesto, quello della fobia scolare, particolarmente delicato poiché, fare un passo potrebbe essere controproducente e non farlo potrebbe risultare deleterio.
Per approfondire: