Ansia sociale: Il mutismo selettivo in età evolutiva

Ansia sociale: Il mutismo selettivo in età evolutiva

“Se un uomo non cammina di pari passo con i suoi compagni, forse è perché egli si sente un tamburo diverso. Lasciargli seguire la musica che sente, che essa sia ritmata oppure no” [H.D. THOUREAU]

Il mutismo selettivo si classifica come un disturbo d’ansia sociale, caratterizzante, principalmente, l’età evolutiva.

Il termine “selettivo” indica che il bambino interagisce solamente con alcune persone, di solito appartenenti alla sua sfera familiare. La caratteristica del disturbo, infatti è proprio l’incapacità di parlare in contesti sociali, soprattutto nuovi, e in cui il bambino non si sente a suo agio. Questi bambini riescono a capire tranquillamente il linguaggio parlato, a loro volta, in modo del tutto normale.

Buona parte di loro apprende normalmente e sviluppa adeguate competenze scolastiche. Tuttavia, quello che riferiscono i genitori è la differenza notevole tra il comportamento del piccolo a casa e a scuola. Questi bimbi sono soliti comunicare con cenni della testa o puntando il dito. Alcuni, rimangono immobili o inespressivi finché non si comprendono le loro esigenze.

I bambini affetti da mutismo selettivo hanno il desiderio di parlare anche in contesti diversi da quelli familiari ma non riescono perché bloccati dall’ansia, dalla timidezza e dall’imbarazzo. Nella maggior parte dei casi, il quadro appena descritto emerge all’inizio della scuola. 

Non sempre ci si rende conto del disturbo. Spesso, il bambino viene etichettato semplicemente come molto timido. Quando, però, si prende consapevolezza della situazione, potrebbe capitare che il bimbo abbia compiuto già il secondo anno di vita, non sviluppando le competenze linguistiche necessarie alla sua età.

Criteri diagnostici per il mutismo selettivo

Il mutismo selettivo insorge, solitamente, tra i 2 e i 3 anni e mezzo. Secondo il DSM-5 (il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), per fare diagnosi di mutismo selettivo bisogna che siano soddisfatti i seguenti criteri:

  • costante incapacità di parlare in situazioni specifiche in cui ci si aspetta che il bambino parli (per es., a scuola), nonostante sia in grado di parlare in altre situazioni;
  • la condizione interferisce con i risultati scolastici/lavorativi con la comunicazione sociale;
  • la durata della condizione è di almeno 1 mese (non limitato al primo mese di scuola);
  • l’incapacità di parlare non è dovuta al fatto che non si conosce, o non si è a proprio agio con il tipo di linguaggio richiesto dalla situazione sociale;
  • la condizione non è meglio spiegata da un disturbo della comunicazione (per es., della fluenza con esordio nell’infanzia) e non si manifesta esclusivamente durante il decorso di disturbo dello spettro dell’autismo, schizofrenia o altri disturbi psicotici.

Come si manifesta

Non tutti i bambini esprimono il disturbo allo stesso modo. Tuttavia, si riportano le manifestazioni più comuni, a cui prestare attenzione:

  • inibizione del temperamento: estrema timidezza, soprattutto in situazioni nuove. Spesso, questa timidezza eccessiva è collegata all’ansia da separazione dalle figure di attaccamento;
  • ansia sociale: sensazione di disagio a cui si accompagna il timore di essere presentato a sconosciuti o di essere posto al centro dell’attenzione;
  • desiderio di interazione sociale: gran parte di questi bambini ha necessità di entrare in contatto con gli altri, instaurando nuovi rapporti sociali. Questo perché, le loro competenze sociali sono intatte. Il problema è che necessitano di supporto per attivarle;
  • lamentele somatiche: i bambini con mutismo selettivo vanno, facilmente, incontro a somatizzazioni come mal di pancia, mal di testa, nausea, dispnea;
  • atteggiamenti: i soggetti presentano volto inespressivo, postura goffa e rigida. Evitano il contatto visivo quando l’ansia aumenta;
  • ritardo nello sviluppo: il mutismo selettivo è una condizione che provoca ritardi nell’area motoria, comunicativa e della socializzazione;
  • comportamento: questi bambini sono inflessibili e testardi, con sbalzi umorali che oscillano tra l’aggressività e importanti crisi di pianto. Hanno, inoltre, un grande bisogno di controllo interno, il che li rende resistenti al cambiamento.

Le cause

Fare diagnosi di mutismo selettivo, vuol dire abbracciare numerosi fattori. Fra tutti, l’influenza genetica è quella preponderante. I bambini con mutismo selettivo vivono in famiglie caratterizzate da soggetti con problemi di timidezza estrema, attacchi di panico, ansia sociale. Spesso, si tratta di persone con scarsi contatti esterni alla loro cerchia familiare.

Il trattamento

L’iter terapeutico del mutismo selettivo prevede una prima fase di raccolta della storia evolutiva del bambino ed una seconda fase di osservazione del comportamento del piccolo nel suo contesto quotidiano, così da comprendere cosa scatena gli atteggiamenti connessi al disturbo e in che modalità, essi si manifestano.

In generale, il mutismo selettivo ricorre all’ausilio della terapia cognitiva- comportamentale, agendo su più fronti. In modo particolare, si analizza il contesto familiare e quello scolastico. L’obiettivo è quello di far sentire il bimbo accolto nonostante l’ansia, inserendolo, a poco a poco, prima in contesti ristretti e poi in quelli un po’ più ampi. Seguiranno, inoltre procedure di verbalizzazione emotiva.

Come approcciare ad un bambino affetto da mutismo selettivo

L’approccio a bambini con mutismo selettivo non è dei più semplici. Come comunicare, allora, con un bimbo recante questo tipo di disturbo, in punta di piedi?

  • utilizzare un tono pacato senza aspettarsi una risposta immediata;
  • in caso di forte disagio, ridurre il contatto visivo;
  • evitare di forzare il bambino a parlare, se non lo desidera, in quanto ciò potrebbe portare ad un aumento dell’ansia;
  • non enfatizzare il momento in cui il bambino inizierà a parlare: potrebbe imbarazzarlo;
  • in caso di commenti, da parte dei coetanei, sulla sua condizione di disagio, intervenire rispondendo che il motivo per cui non parla è semplicemente perché non se la sente. Quindi, lo farà quando sarà pronto;
  • mettere il bambino a suo agio anche con atteggiamenti posturali. Un modo potrebbe essere quello di abbassarsi al suo livello durante una conversazione, così da non incutergli timore;
  • stimolarlo a nuove esperienze sociali, lasciandogli il tempo necessario per aprirsi ad esse.