I Disturbi d’ansia nei bambini: le Fobie
“Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono, loro lo sanno già che esistono. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere”
Gilbert Keith Chesteton
Non è una frase scontata. È il punto da cui partire per comprendere quanto le paure non vadano demonizzate ma accolte. Il motivo per cui si è scelto di affrontare il tema della fobia nel bambino non ha il solo scopo di informare il lettore, aiutandolo nella comprensione di un argomento per nulla semplice. Scegliere il bambino come punto di partenza attorno a cui sviluppare tutto il resto, in questo caso la paura e tutto ciò che ne deriva, vuole essere un invito a lavorare sin da subito su un “materiale” altamente plastico, qual è il bambino, per consentire allo stesso di diventare l’adulto del domani. In fondo parte tutto da lì: che speranze abbiamo di creare un adulto consapevole, se non consentiamo al bambino di emergere?
Come si presenta un disturbo d’ansia infanile
Esattamente come negli adulti, anche nella vita dei bambini le paure sono episodi del tutto normali e frequenti, ponendosi come fase del percorso di crescita, che ne modellano la formazione psichica.
Le ansie che si generano nella vita infantile sono tante e tutte di diversa natura. Di solito appartengono prevalentemente alla sfera sociale e relazionale anche se, buona parte di esse sono del tutto irrazionali. Le prime fobie che nascono nei bambini, infatti, vedono come protagonisti delle stesse, mostri, fantasmi, zombie, tutte figure appartenenti alla sfera del fantastico, qualità di cui è contraddistinta la mente infantile all’inizio del suo sviluppo. Ogni bimbo presenta un modo diverso di reagire alle paure: c’è chi piange, chi si lamenta di continuo, chi ne parla in modo esplicito e chi maschera la paura perché, probabilmente, se ne vergogna.
Le Fobie più frequenti nel bambino
Come nell’adulto, anche nel bambino l’ansia si presenta con tachicardia, disturbi gastrici, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, spossatezza e tremore.
Nello specifico, le fobie più frequenti riguardano:
- la paura della separazione materna (o del caregiver)
- la paura di addormentarsi e di sognare
- la paura di cadere
- la paura di rimanere da solo
- la paura dei rumori forti
- la paura del buio
- la paura degli animali
- la paura del sangue
- la paura dei luoghi chiusi
- la paura legata al mascheramento, come la nota paura dei clown.
È di enorme importanza ricordare che le paure possono essere evitate o, nel peggiore dei casi, tollerate dal bambino con notevole malessere. Per questo, una paura affrontata diventa coraggio mentre una fobia lasciata tale potrebbe trasformarsi in un attacco di panico.
Come devono comportarsi i genitori: cosa è giusto fare o non fare
Nel paragrafo precedente si è sottolineato quanto sia importante elaborare una paura. In gergo, si dice che ogni evitamento rinforza negativamente la paura. Nel corso degli anni, diversi studi hanno rivelato che l’ansia non si sviluppa a partire dallo stimolo fobico ma dal vissuto esperienziale del bambino. In ogni caso, nella stragrande maggioranza dei casi, le paure hanno una base genetica, sviluppandosi tra i membri della stessa famiglia.
E, a proposito di famiglia, sono proprio i genitori a dover fungere da parte rassicurante, per il bambino. Come? Cercando di non sminuire le sue paure ma imparando ad ascoltarle. È importante, quindi, che il genitore eviti:
- spiegazioni razionali, sicuramente inefficaci per il bambino al fine di superare la fobia. Questo perché la mente dei bambini è ricca di fantasia e un atteggiamento puramente razionale, nei loro confronti sarebbe controproducente;
- atteggiamenti di costrizione nell’affrontare una paura;
- l’assecondare le richieste del bambino. Così facendo, la paura sarebbe rinforzata;
- di parlare della sua paura in famiglia. Questo atteggiamento equivarrebbe a ricordargli, costantemente, ciò che lo terrorizza, rimarcando le sue insicurezze.
Ad ogni modo, esistono degli atteggiamenti efficaci tra genitore e bambino. Tra questi:
- esporre gradualmente il bambino alla paura;
- assecondare la logica della paura infantile, riorganizzandola. Ad esempio, se il bimbo ha paura dei mostri, il genitore può raccontargli una storia in cui il protagonista sconfigge i mostri, lasciandogli aperta la possibilità di identificarsi con l’eroe.
E la cura?
Curare una fobia specifica in un bambino, si è visto, può voler dire crescere un adulto consapevole di sé stesso. È quindi importante rivolgersi ai professionisti del settore e intraprendere una terapia di impronta cognitivo-comportamentale, in cui si insegna al piccolo, attraverso la ripetuta esposizione allo stimolo fobico, a diminuire la sua ansia, fino a farla scomparire. Tuttavia, nel corso degli anni è stato introdotto un metodo innovativo: si tratta della terapia breve strategica, un approccio diverso dagli altri poiché non ricerca la causa del problema in esperienze pregresse ma si lavora sul “qui ed ora”, così da portare ad un cambiamento a lungo termine. La terapia breve strategica prevede diverse tappe da seguire e viene effettuata solo con i genitori, in assenza del bambino. L’obiettivo è di rendere gli stessi genitori dei punti saldi per il bimbo attraverso la comunicazione e l’ascolto, che ancora una volta si pongono alla base della formazione dell’uomo.