La desensibilizzazione sistematica nella pratica clinica

La desensibilizzazione sistematica nella pratica clinica

Una delle tecniche più conosciute della Psicoterapia Cognitivo Comportamentale per la cura dei disturbi d’ansia è senza dubbio la Desensibilizzazione Sistematica.

Altre tecniche che si hanno nella pratica clinica: tra queste abbiamo le tecniche di ristrutturazione cognitiva, di esposizione comportamentale agli stimoli e alle situazioni in grado di generare nel paziente una reazione ansiosa, oltre che diverse tecniche di rilassamento corporeo.

Oltre a queste appena citate, vi è inoltre un ampio utilizzo di tecniche di tipo immaginativo, che hanno negli anni dimostrato di essere un valido supporto nella terapia dei disturbi ansiosi.

La Desensibilizzazione Sistematica fu ideata da Wolpe nel 1958, ed è una tecnica terapeutica basata sul principio per cui se è possibile far in modo che alla presenza di uno stimolo in grado di generare uno stato ansioso nel soggetto vi sia la comparsa, al posto dell’ansia, di una risposta fisica e/o mentale che sia antagonista all’ansia, quale ad esempio può essere uno stato di rilassamento muscolare o una immagine con valenza positiva e piacevole per il soggetto, e che sia pertanto di contrasto alla stessa risposta d’ansia, allora è possibile indebolire il legame che c’è tra lo stimolo ansiogeno e la risposta emozionale negativa.

Pertanto grazie ad una nuova associazione mentale tra la rappresentazione di una situazione che genera uno stato d’ansia al soggetto ed uno stato di rilassamento fisico e/o un’immagine a valenza positiva, rilassante, piacevole, è possibile che venga inibita la reazione emotiva spiacevole.

La desensibilizzazione sistematica ha come principio base che nella pratica clinica lo psicoterapeuta applica tale metodo inizialmente costruendo insieme al paziente una gerarchiadi situazioni ansiogene, compila cioè insieme a lui un elenco di situazioni e le ordina da quella che genera meno ansia a quella che ne genera di più, chiaramente sulla base della valutazione soggettiva del paziente.

Questo elenco rappresenta l’insieme delle “situazioni-stimolo” che il paziente dovrà imparare ad affrontare gradualmente, iniziando dalla situazione che in lui genera meno ansia per poi passare progressivamente a quelle che ne generano di più, secondo tempi e modi che permettano il consolidarsi e il generalizzarsi dei risultati progressivamente ottenuti.

Una volta compilato l’elenco delle situazioni ansiogene, il terapeuta, tramite la desensibilizzazione sistematica, insegna al paziente una tecnica di rilassamento corporeo e al contempo lo invita ad individuare un’immagine mentale capace di indurre un senso di benessere e di rilassamento: chiaramente la soggettività di ognuno fa sì che vengano individuate immagini diversificate, ad esempio di un paesaggio, di un viso, di una musica, di un ricordo ecc.

Sarà proprio questa immagine individuata spontaneamente dal paziente, associata all’esercizio di rilassamento, l’antidoto di cui disporrà nel momento in cui si troverà ad affrontare una delle situazioni in grado di generare una reazione ansiosa, precedentemente indicate nella gerarchia.

Durante tutto il processo terapeutico che utilizza questa tecnica, il paziente, sempre con l’aiuto del proprio psicoterapeuta, procede con gradualità nel passare mentalmente in rassegna le varie situazioni-stimolo individuate, partendo da quella meno ansiogena e più tollerabile, a cui impara ad associare la risposta di rilassamento corporeo e mentale. Quando l’ansia rispetto alla situazione stimolo non viene più a presentarsi, si può procedere con la situazione successiva, fino a percorrere tutto l’elenco.

In sintesi le fasi seguite in psicoterapia quando ci si avvale di tale tecnica sono prima quella dell’addestramento al rilassamento corporeo, segue la costruzione di una gerarchia di stimoli ansiogeni, per poi passare all’abbinamento delle immagini ansiogene con lo stato di rilassamento.

Oltre la desensibilizzazione sistematica , esiste anche un metodo alternativo che prende il nome di “Desensibilizzazione/Self Control”, ideata da Goldfried.

Questo metodo di desensibilizzazione ha aspetti piuttosto interessanti in relazione al sentimento di scarsa autoefficacia vissuto frequentemente dai pazienti ansiosi: anziché avvalersi di immagini graduali e ripetute di situazioni ansiogene, il terapeuta richiede al paziente, sempre dopo averlo aiutato a raggiungere uno stato di rilassamento profondo, di immaginare scene di situazioni stressanti che provocano in lui ansia e, nel momento in cui l’emozione negativa si presenta, chiede di continuare ad immaginare la stessa scena ma immaginando allo stesso tempo di mettere in pratica alcune efficaci strategie di fronteggiamento.

La scena così immaginata si conclude nel momento in cui il paziente riesce a viverla nella mente senza provare più ansia: si aumenta il rilassamento e la scena viene immaginata in tal modo più e più volte fino a quando non è più in grado di elicitare l’emozione negativa legata all’ansia o almeno fino a quando il paziente non è in grado di immaginare di mettere in atto strategie di fronteggiamento efficaci nel più breve tempo possibile.

L’immaginazione, di cui si fa uso sia la Desensibilizzazione Sistematica di Wolpe sia nella tecnica della Desensibilizzazione/Self Control di Goldfried, ha, come indicato anche da Sassaroli et al. (2006), particolari funzioni tra cui il fatto che l’immaginazione di contenuti emotivi è in grado di produrre le stesse reazioni fisiologiche stimolate dai fatti reali. Inoltre l’immaginazione di particolari abilità di coping può essere un valido aiuto per la loro messa in pratica nella vita reale.

Una caratteristica comune nei vari disturbi ansiosi è che i pazienti temono moltissimo la possibilità che si realizzino eventi da loro immaginati come “catastrofici” e verso cui temono al contempo, di non avere alcuna capacità personale di fronteggiamento: la Desensibilizzazione/Self Control può allora incidere su queste immagini di eventi fortemente negativi sostituendole con immagini di eventi e di conseguenze più realistiche e probabili.

A cura della dott.ssa Eugenia Ferrovecchio