Come combattere l’ansia da prestazione
Cos’è l’ansia da prestazione
L’ansia da prestazione è una particolare forma di ansia che consiste in una sensazione di angoscia e paura del fallimento. Questa sensazione può manifestarsi in vari ambiti (sport, lavoro, scuola, relazioni) ed è correlato strettamente alla paura del giudizio delle altre persone.
Chi soffre di ansia da prestazione, infatti, sente una forte pressione a raggiungere i propri obiettivi con successo e teme che un eventuale risultato negativo possa influenzare in modo ineluttabile e irreparabile l’opinione che gli altri hanno di lui/lei.
Le cause dell’ansia da prestazione sono molteplici e non è facile individuare con precisione la motivazione scatenante. In molti casi, si tratta di una risposta ad avvenimenti traumatici avvenuti nel passato ma che continuano a influenzare il presente dell’individuo (licenziamento, bocciatura, separazione/divorzio). Inoltre, il disturbo sembra essere più comune nelle persone la cui autostima è strettamente dipendente da giudizi esterni anziché dall’autoconsapevolezza e dal riconoscimento interno.
Questa forma di ansia si fa particolarmente intensa quando un individuo percepisce come “minacciosa” la distanza tra l’obiettivo da raggiungere (un buon voto, una buona performance sportiva ecc.) e la propria capacità e competenza di far fronte a tale richiesta. In questi casi, i sintomi dell’ansia da prestazione si fanno più gravi e possono diventare anche invalidanti, compromettendo il risultato finale e generando, così, un circolo vizioso.
I principali sintomi dell’ansia da prestazione, frequenti anche in altre forme di disturbi dell’ansia, sono:
- Debolezza e malessere fisico;
- Difficoltà di concentrazione e memoria
- Ipersudorazione
- Tremori fini, tensione muscolare
- Palpitazioni, tachicardia
- Secchezza della bocca
- Voce roca
- Nausea
Quando si manifesta l’ansia da prestazione
Nella cultura popolare, quando si parla di ansia da prestazione ci si riferisce solitamente, soprattutto per gli uomini, al contesto del rapporto sessuale e delle disfunzioni ad esso connesse. In realtà, si tratta di un disturbo che può coinvolgere svariati ambiti della vita, manifestandosi ogniqualvolta le azioni di un individuo sono soggette a scrutinio esterno.
Ad esempio, l’ansia da prestazione è molto comune in ambito sportivo, sia per la pressione che viene esercitata dai compagni di squadra, dall’allenatore e dai tifosi, sia per la paura delle conseguenze negative che una cattiva performance può avere non solo sull’autostima e sulle relazioni interpersonali, ma anche sulle opportunità di carriera.
Un altro contesto classico è proprio quello lavorativo. Sintomi di ansia da prestazione possono manifestarsi durante il colloquio di lavoro, durante una riunione con un cliente o un superiore, durante un incontro di negoziazione (ad esempio la richieste di ferie o modifica dello stipendio) e in tutte quelle situazioni il cui esito fallimentare potrebbe intaccare in modo tangibile le prospettive professionali di un individuo.
Quando l’ansia da prestazione si accompagna a una forma di ansia sociale, tuttavia, può accadere che i sintomi compaiano anche in situazioni tendenzialmente innocue, in cui non c’è un vero e proprio “obiettivo da raggiungere” come possono essere, ad esempio, eventi in cui l’individuo è chiamato semplicemente alla convivialità e all’interazione sociale (cena aziendale, team building, pausa pranzo o pausa caffé con i colleghi, ecc.).
In età adolescenziale e nella prima età adulta, l’ansia da prestazione può manifestarsi a scuola o all’università: con il progredire del percorso le richieste e il carico di studi si fanno più pesanti, aumenta la competizione e il voto viene percepito sempre più come un giudizio sulla persona (“Giovanna è una da 10, Mario è uno da 6”) anziché sul singolo compito o esame.
Come intervenire
L’ansia da prestazione è, fondamentalmente, un disturbo legato alla percezione del controllo. In qualsiasi circostanza o richiesta della vita, infatti, l’esito di una prestazione è determinato da una componente che l’individuo può controllare (la preparazione, lo studio, l’esercizio, l’allenamento, ecc.) e da una componente che, invece, sfugge al suo controllo (condizioni climatiche, azioni altrui, avvenimenti accidentali, ecc.). Per contrastare i sintomi dell’ansia da prestazione è, quindi, necessario rivedere e rivalutare, innanzitutto, il proprio rapporto con il concetto di controllo.
Ad esempio, piuttosto che concentrarsi sul risultato finale, che potrebbe dipendere, oltre che dalle proprie azioni, anche da fattori esterni, un modo per gestire l’ansia è quello di focalizzare l’attenzione sul processo, su quegli elementi che si trovano sotto il proprio controllo e che è possibile influenzare direttamente.
Viceversa, pensare ossessivamente alle incognite e a tutto ciò che non si può controllare porta inevitabilmente a un aumento dell’ansia e, allo stesso tempo, tiene impegnata la mente in pensieri improduttivi, che non possono in alcun modo essere d’aiuto nello svolgimento di un test, una prova o una performance.
Se i sintomi dell’ansia da prestazione si fanno particolarmente gravi o frequenti, può essere opportuno rivolgersi a uno specialista e intraprendere un percorso terapeutico finalizzato alla riduzione dei sintomi e a una migliore gestione delle situazioni ansiogene o dei comportamenti “trigger” (ovvero quei comportamenti che possono scatenare una reazione d’ansia).
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